Secondo il C.N.R. (Consiglio Nazionale Ricerche), una percentuale fra il 6% ed il 15% della popolazione italiana vive ormai in territori esposti ad una siccità severa od estrema: questo è solo uno dei dati eclatanti, che disegnano un Paese in grave difficoltà idrica, riportati dal report dell’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche, che settimanalmente registra il peggiorare di una situazione, che appare irrimediabilmente compromessa anche a fronte di prossime e comunque auspicate precipitazioni; non solo: l’assenza di pioggia a Febbraio torna a fare intravvedere lo spettro della siccità anche lungo le zone tirreniche dell’Italia centrale.
“Dati alla mano è lecito ritenere che, per almeno tre milioni e mezzo di italiani, l’acqua dal rubinetto non può più essere data per scontata. E’ la dimostrazione del clamoroso errore, che fa chi ritiene la siccità un problema prettamente agricolo, pur essendo il settore primario e la sovranità alimentare, i primi ad esserne minacciati” commenta Francesco Vincenzi, Presidente ANBI.
In Lombardia, il manto nevoso, pur superiore a quello dello scorso anno, si attesta attorno al 59% della media storica; sono più che dimezzate le riserve idriche (-52,7% sulla media de periodo), ormai ai livelli di un anno fa. Allarmante è la condizione del fiume Adda, la cui portata continua costantemente a decrescere da mesi ed attualmente (mc/s 58) è nettamente inferiore a quelle dei recenti anni più siccitosi (2022: mc/s 74; 2017: mc/s 83); ai minimi sono anche i livelli di Serio ed Oglio (- 15 centimetri sull’anno scorso e ben 1 metro e 14 centimetri sul 2021).
Rimane stazionaria la situazione dei grandi invasi settentrionali, dove il lago di Garda è testimone di una crisi idrica, che si aggrava di anno in anno: nonostante sia stata ridotta la portata erogata al minimo di sempre (mc/s 9, utili a garantire solo il deflusso vitale per il fiume Mincio), il livello del bacino resta al di sotto dei 45 centimetri, cioè oltre mezzo metro più basso della norma; lo scorso anno, questo livello fu toccato nella seconda decade di Luglio, nell’ “annus horribilis” 2017 a fine Agosto, mentre nel 2012, anch’esso siccitoso, non fu mai raggiunto. Per gli altri bacini lacustri: il Maggiore è al 38% di riempimento, il Lario è al 18,8% ed il Sebino al 15% (il suo afflusso da monte registra la portata minima storica: mc/s 14,6).
E’ drammatica la condizione del fiume Po che, lungo tutta l’asta, registra portate al di sotto del minimo storico ed ovviamente inferiori al 2022 (a Piacenza, -23,53%): nelle sezioni più a monte lo scarto con la media è di -73% (a Torino, la portata è di mc/s 15,7, quando normalmente in questo periodo è mc/s 60,2!). A Pontelagoscuro si è ormai vicini al limite minimo di portata per contrastare l’avanzamento del cuneo salino.